Che cos’è un’avventura?

Da qualche giorno ho finito di leggere uno dei libri più intensi che mi sia mai capitato tra le mani.

Il libro è Endurance, di Alfred Lansing e racconta “l’incredibile viaggio di Shackleton al Polo Sud”, una storia mozzafiato avvenuta tra il 1914 e il 1917, in cui ventisette uomini (28 dopo la scoperta a bordo del clandestino Blackboro) salparono da Londra alla volta dell’Antartide.

E’ un libro che trasuda emozioni e riflessioni, con la natura selvaggia in primo piano, l’esplorazione come filo conduttore e la capacità di sapersi adattare e resistere di questi uomini che va oltre l’estremo, il tutto governato con maestrale capacità dal comandante Sir Ernest Shackleton.

Non vi dirò altro, vi consiglio solo, se amate le avventure, di leggerlo e rileggerlo e gustarvelo come si fa con un buon Whisky.
Il New York Times l’ha così definito

Una delle più grandi avventure dei nostri tempi

Ma cos’è un avventura?

Può sembrare una domanda scontata o banale, ma pur conscio che non esista un’unica risposta, e che sia del tutto personale, sono giorni che ci rifletto e mi confronto con altri amici appassionati come me di montagna, di corsa, di sport, di natura. Di libertà e di avventure insomma.

La lampadina della domanda si è accesa insistentemente dopo aver letto il libro di cui sopra ed in particolare dopo la bella post fazione di Marco Preti, intitolata “Cosa avrei dato per esser al posto di Ernest Shackleton”.

Il passaggio che più mi ha toccato le corde è stato questo:

Oggi non si è più soli, mai, neppure sulla banchisa polare del Mare di Weddel. Basta alzare un’antenna e si può parlare con le basi inglesi di Rothera o di Faraday o con quella americana di Palmer. Non esiste più un luogo emerso del nostro pianeta in cui ci si possa sentire del tutto isolati, abbondanti a se stessi e al proprio destino. Per vivere qualcosa di simile all’avventura di Shackleton bisognerebbe uscire nello spazio a bordo di una navicella alla volta di nuovi pianeti.

Pochi giorni dopo la lampadina è letteralmente esplosa nella mia testa, quando, sfogliando un vecchio numero di Internazionale sono capitato su questo trafiletto, del “The New Yorker”: “L’impresa è nei dettagli”

L’articolo si conclude così:

Quello che è sicuro è che nell’esplorazione del nostro sempre più piccolo pianeta non c’è praticamente più niente di romantico e che gli esploratori devono essere bravi a vendersi, sui social network come in libreria.

Se è vero che in termini assoluti non è rimasto praticamente nulla da esplorare, sono fermamente convinto che ognuno di noi possa continuamente esplorare nuovi (per lui) spazi, con tempi e modalità “romantiche”.

Ciò detto, una doverosa precisazione: tra impresa e avventura c’è tutta la differenza di questo piccolo grande mondo. Ne sono e ne siamo tutti consapevoli e anche se a volte le due cose possono combaciare, qui voglio rifletter su cosa significhi per me e per voi la parola avventura senza nulla togliere alle ben più blasonate imprese o performance sportive o gare.

L’azzurro del cielo fa capolino tra le nuvole mentre saliamo verso il lago Piccol

Quindi, tornando a noi, che cos’è un avventura?
Iniziamo da me, partendo proprio dagli spunti di cui sopra.
Mi sono trovato a rifletterci, spaventato dal fatto che le moderne comodità e le sempre più potenti e presenti tecnologie, rendano di fatto più difficile, anche nel mio piccolo, andare all’avventura.

Non ho ancora una mia personale risposta chiara e definita, so però, grazie soprattutto al confronto con gli altri, cosa appunto NON sia per me un’avventura.
Non è per me un avventura una gara o almeno la maggior parte di esse, troppo spesso riempite esclusivamente di agonismo.

Non è elemento distintivo di un avventura un numero o almeno non è sufficiente. 10, 100, 1000 km in bici o di corsa o sugli sci, 1000/2000 o 10mila metri di dislivello non raccontano e descrivono le nostre sensazioni ma solamente il percorso.

Lorenzo e io in partenza verso il lago di Piccol

Quello che ricerco è il giusto mix di una serie di ingredienti: libertà, contatto con la natura, semplicità, intesa come spirito di come si affronta l’esperienza, no frills ossia pensare di più a quello mi/ci circonda e di meno all’attrezzatura, a volte esageratamente costosa e altre volte inutile e non necessaria.

L’amalgama di questi ingredienti, la possibilità di condividere il tutto con uno o più amici e lo stabilire con loro un rapporto vero e diretto, che va oltre le maschere quotidiane che tutti noi spesso portiamo, tutto questo crea a volte la ricetta perfetta delle mie personali avventure.

Non conta chi sei, da dove vieni e cos’hai fatto prima.

Vista del lago di Piccol (il più grande lago alpino della Lombardia)

Conta solo la voglia di uscire e mettersi in gioco andando alla scoperta della natura e del proprio benessere, accogliendo la fatica e gustandosi ogni goccia di sudore trasformandole in piacere.

E per voi? Cos’è un’avventura e qual è la più bella e che ricordate con maggior piacere?


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